Elmas (CA), 19 gennaio 2016
Gentilissimi ragazzi, gentilissimi organizzatori,
mi scuso per non essere presente. Per me ricordare mia sorella è sempre motivo di grande sofferenza. Nonostante siano passati più di 23 anni da quel tragico evento noto come la strage di via D’amelio i sentimenti di angoscia e turbamento sono in me ancora molto presenti. Non sempre me la sento di esprimere direttamente la mia testimonianza. In questo momento mi sento debole perciò rispondo al vostro caloroso invito con questa lettera che
spero tanto sia da voi tutti gradita.
Ci tengo a ricordare oltre a mia sorella, Emanuela Loi, al giudice Paolo Borsellino, anche gli altri quattro agenti della Polizia di Stato che morirono quella calda sera del 19 luglio 1992 a Palermo. Essi sono Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddy Walter Cosina. Per noi familiari è sempre motivo di conforto sapere che la nostra Emanuela è entrata nel cuore della gente e che in suo nome si organizzino dei momenti di riflessione improntati sulla legalità. Questo ci fa capire che la sua morte non è stata vana. Si ricordano i grandi nomi, ma tutti devono essere ricordati con la stessa forza e la stessa dignità. Dal momento della scomparsa di mia sorella in poi la nostra vita è profondamente cambiata, è come se sia aperto un nuovo capitolo. Nonostante questa tragedia abbia tracciato su di noi dei solchi profondi di sofferenza sinceramente vi dico che non conserviamo dei sentimenti di odio verso gli assassini, ma bensì un desiderio di giustizia, di legalità e di memoria. Mio padre da subito ha creduto in questi ideali e per questo ha girato in lungo e in largo in tutta Italia, in qualunque parte lo chiamassero, fin poco tempo prima della sua morte. Ora sono io con mio fratello e mia nipote che portiamo avanti questo impegno che ci è stato assegnato con il sacrificio di Emanuela.
Noi ci sentiamo come delle sentinelle della memoria che dobbiamo tenere accesa la lampada che illumina la strada della giustizia, questa è la nostra missione, questo è il filo conduttore della nostra vita alimentato dalla fede. Memoria vuole dire impegno sostenuto da momenti di raccoglimento autentici e allora il valore del bene che i nostri cari hanno compiuto nella vita terrena diventa un patrimonio per la nostra società. Le parole da sole non servono a niente, ma vogliamo vederle tradotte in giustizia, legalità, dignità umana per tutti. Dobbiamo tenere acceso il fuoco della
speranza per non cedere di fronte alla violenza e al male, anche se la tentazione può essere grande.
La violenza non è la forza dell’uomo ma solo la sua debolezza. Essa non potrà mai essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla. Non cadiamo nella tentazione di vivere senza ideali, noi testimoni della speranza, noi sentinelle del bene, per tutta la nostra società dobbiamo trovare la forza della testimonianza perché aspiriamo ad una vita migliore. Questo ci dona un motivo di conforto, una responsabilità interiore che ci porta abbracciare la nostra storia, così ferita e difficile, per affrontare a testa alta le difficoltà e le sfide della vita.
Dobbiamo avere la fede di continuare a sperare e quindi di lottare con coraggio perchè la società sia e diventi migliore cioè più vivibile. Ognuno di noi deve collaborare esecondo la sua parte affinchè possiamo costruire e migliorare l’edificio della vita comune in cui tutti vogliamo sentirci a casa. È la strada che prende il male alla radice e lo trasforma in bene.
Mi piace concludere con una invocazione cristiana rivolta alla nostra cara Madre Celeste a cui chiediamo che la croce che dobbiamo portare si trasformi in resurrezione.
Grazie!
Con affetto Claudia Loi