VITTORIO TERESI: DAL RACCONTO DELL’EX COLLABORATORE MAURIZIO AVOLA SOLO UN CASTELLO DI MENZOGNE

Sono basito e sconcertato, qualcuno tenta ancora una volta si mettere in dubbio quelle poche verità ormai acquisite nelle complesse vicende delle stragi del ‘92 ed in particolare quella di Via D’Amelio.


Il collaboratore (o ex) Maurizio Avola è stato a lungo interrogato durante il dibattimento del processo sulla trattativa, e aveva reso dichiarazioni chiare, logiche, complete ben supportate da riscontri esterni. Delle vicende, improvvisamente apparse come per magia in una presunta inchiesta giornalistica, non aveva mai fatto cenno nei quasi ventinove anni dall’inizio della sua collaborazione. Oggi lo fa(forse), ma solo a beneficio dell’autore di un libro ignorando le Autorità giudiziarie che gli hanno mille volte rivolto le stesse domande. Misteri della memoria dell’uomo o tentativo di rientrare nel circuito del collaboratori considerati?


Comunque sia il castello di menzogne che sembrano emergere da questo nuovo racconto ha come conseguenza quella di fornire una versione maligna delle cause della morte di Paolo Borsellino. La pista del “rapporto mafia appalti” come unica ragione della strage è stata smentita clamorosamente durante il processo, ma nessuno si vuole prendere la briga di leggere con attenzione quelle carte.


Quella pista serve solo ad allontanare le vicende delle stragi del 92/93 dalle responsabilità istituzionali ed a fare dimenticare i sospetti relativi al successivo stravolgimento politico del 1994. La pista del dossier fa dimenticare il ruolo di Dell’Utri e dei suoi sodali. Le persone perbene non devono cadere in questo sporco tranello.

Vittorio Teresi

Presidente del Centro studi “Paolo e Rita Borsellino”, già magistrato alla procura di Palermo

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