RITA ATRIA, TESTIMONE DI GIUSTIZIA

«Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta».
Rita Atria, testimone di giustizia.

Con queste parole Rituzza, come la chiamava Paolo Borsellino, scriveva nel suo diario personale sino al 26 luglio del 1992, quando perderà la vita a soli 17 anni nella città di Roma, dove era stata costretta a vivere per ragioni di sicurezza dopo le sue denunce sulla mafia a Partanna nel trapanese. Per anni abbiamo dato per acquisito il fatto che la causa della sua morte fosse il suicidio. Ma nel 2022 Anna Maria Rita Atria – sorella della giovane testimone di giustizia – e l’Associazione Antimafie Rita Atria hanno presentato istanza di riapertura indagini sulla sua morte al fine di acquisire nuovi elementi e valutare la sussistenza dei reati di omicidio volontario o istigazione al suicidio aggravata contro ignoti.

Per approfondire l’istanza di riapertura delle indagini clicca nel link di seguito:
https://www.agi.it/cronaca/news/2022-06-11/istanza-riapertura-indagini-morte-rita-atria-17060063/

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