L’Albero della Pace è la pianta di ulivo messa a dimora nella voragine lasciata dall’autobomba che il 19 luglio del 1992 uccise il giudice Paolo Emanuele Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e ferendo l’agente Antonio Vullo.
L’ulivo si trova in Via Mariano D’Amelio dinnanzi il civico n.19 ed è arrivato a Palermo dalla Terra Santa per volere di Maria Pia Lepanto, mamma di Paolo Borsellino. L’iniziativa, alla quale è stato dato pubblico risalto a partire dall’aprile del 1993, trovò subito il sostegno di numerosissime persone, organizzazioni e movimenti nazionali e internazionali, che si attivarono affinché questo desiderio si realizzasse.
In particolare si ricorda il contributo determinante di COCIS – Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo e CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud, del Consolato italiano a Gerusalemme, del Movimento per la Pace delle Donne in Nero, dell’Istituto Teologico Salesiano di Cremisan, dell’Istituto superiore per la difesa delle tradizioni, nonché delle maestranze del Comune di Palermo che hanno realizzato l’opera architettonica.
La progettazione dell’opera che accoglie l’albero si deve all’architetto Giovanni Rigoli, il quale per la realizzazione decise di adoperare una lastra di marmo verde delle Alpi, dei blocchi di travertino romano e dei ciottoli di Capo d’Orlando, materiali che si inseriscono coerentemente nel quadro della simbologia desiderata a “significare l’Italia unita in una Speranza di Pace e Giustizia”.
Presso gli archivi del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino sono custoditi i documenti che attestano l’avvicendamento degli eventi.