Esperienze di Servizio civile al Centro studi “Paolo e Rita Borsellino”
Progetto l’eredità della memoria (gennaio 2019 – gennaio 2020)
Tematiche grandi per bimbi piccoli: l’esperienza di Marta.
E’ stato chiaro fin dall’inizio che il progetto di Servizio Civile nel quale sono entrata a far parte, sarebbe stato non poco privo di emozioni ed esperienze forti. Fresche di selezione, io e le altre ragazze del progetto “L’eredità della memoria”, ci siamo ritrovate catapultate nell’organizzazione e gestione logistica del Concorso “Quel Fresco profumo di libertà”, un’iniziativa che coinvolge ogni anno in prima linea il Centro Studi Paolo e Rita Borsellino, l’ente presso il quale sto svolgendo il mio servizio. Si tratta, appunto, di un concorso al quale sono invitate a partecipare tutte le scuole d’Italia, di ogni ordine e grado. Il 19 Gennaio, giorno del compleanno di Paolo Borsellino e data fissata per la premiazione, ci siamo ritrovati con tutti i vincitori a Palermo. È stato un momento intenso e ricco di carica emotiva, già a partire dal luogo che ci ha ospitati: l’aula Bunker del Carcere Ucciardone, la stessa aula in cui si è svolto il Maxiprocesso. Assistere alla presentazione dei progetti realizzati dalle scuole è stato sicuramente il momento più bello, vedere questi ragazzi, che come me del resto, hanno vissuto certe cose solo dai racconti degli adulti, ma che dimostrano una consapevolezza non indifferente rispetto a certi temi, mi ha trasmetto qualcosa di cui c’è un grande bisogno ai giorni d’oggi, ossia la Speranza di un cambiamento, ho percepito davvero quel fresco profumo di libertà.
L’incipit del mio anno di Servizio Civile, mi ha permesso di entrare immediatamente nello spirito che muove l’azione sociale svolta da Centro Studi Borsellino, un’azione fatta di gesti concreti compiuti da persone che non hanno paura di sporcarsi le mani e vogliono cambiare le cose partendo dal basso.
Nel corso di questi, ormai quasi 9, mesi di servizio sono state tante le occasioni durante le quali abbiano avuto modo di sperimentarci nel fare “Memoria operante”, una cosa tutt’altro che semplice, perché presuppone innanzitutto una predisposizione all’incontro e la voglia di creare relazione, per poi riuscire a “trasmettere qualcosa”, “piantare un semino di legalità” che probabilmente non si vedrà mai sbocciare, ma questo non importa, ciò che conta è la contaminazione virtuosa che si crea dallo scambio fra le diverse realtà.
Sono molteplici gli ambienti e i contesti sociali nei quali il Centro Studi si trova ad operare e questo comporta il sapersi adattare e cambiare il proprio linguaggio comunicativo. Al lavoro di inventariazione e catalogazione dei libri della biblioteca del Centro si sono alternate varie occasioni di confronto e incontro col pubblico.
Dalla conferenza stampa per la presentazione del libro “Pecunia non olet” che tratta delle infiltrazioni mafiose nell’industria pubblica, e per la quale abbiamo avuto ospiti illustri come, il Super Procuratore del Kenya, siamo stati coinvolte in un percorso sulla “Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo” rivolto agli alunni della Scuola Primaria “Uditore – Setti Carraro”, e lì è iniziata la vera sfida…
Come riuscire a parlare a dei bambini così piccoli di tematiche così grandi? Giocando ovviamente! Sono state delle settimane sfiancanti e caotiche, ma poche volte mi sono sentita così soddisfatta e piena alla fine di una giornata. Sicuramente relazionarsi con dei bambini ti impone di scendere dal piedistallo e metterti in ginocchio per riuscire a guardarli negli occhi, ma se hai l’umiltà e la pazienza di fare questo scoprirai un mondo, ancora più grande e ricco del tuo ma allo stesso tempo di una semplicità spiazzante. I bambini sono naturalmente predisposti all’accoglienza, alla democrazia e alla giustizia, ma bisogna saperli guidare nel modo corretto, perché sono anche estremamente influenzabili. Quest’esperienza, anche se non è stata la prima per me con bambini di questa fascia d’età, mi ha permesso di sperimentare la gioia di piantare alcuni di quei semini di cui parlavamo prima.
Gli incontri sono stati sicuramente l’elemento caratterizzante delle iniziative svolte dal Centro Studi Borsellino quest’anno e di cui ho avuto la fortuna di far parte. Uno degli incontri più significativi è avvenuto certamente il 18 e il 19 luglio in via D’Amelio, l’incontro con Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo, Walter…e da quest’anno anche Rita. Avevo già vissuto queste due giornate, sono ormai un appuntamento fisso da che ne ho memoria, ma stavolta l’ho potuto fare da un altro punto di vista, da chi sta dietro le quinte e se è possibile, questo ha reso il tutto ancora più emozionante. Il tema che ha guidato il pomeriggio e la serata del 18 quest’anno, è stato “Storie di Resistenza Civile al femminile”. Ho riscoperto e scoperto donne straordinarie che hanno semplicemente fatto “la cosa giusta” e hanno voluto far sentire la propria voce non arrendendosi al “è sempre stato così”. L’indomani la Via D’Amelio si è colorata grazie alle risate e alle grida gioiose di un enorme quantità di bambini provenienti da tutta la città, ancora una volta ci siamo ritrovati a “Giocare la legalità” in un luogo che ne simboleggia al tempo stesso la morte e la rinascita.
Quello che sto imparando in questi mesi è che il Servizio Civile è più di una semplice esperienza da mettere nel curriculum, è un percorso di crescita e formazione personale, che ti mette davanti ai tuoi limiti, ma che ti aiuta anche a scoprire i tuoi talenti mettendoli in gioco e a servizio degli altri.
Può essere davvero utile nel proprio percorso professionale ma soprattutto di vita per iniziare a muoversi “nel mondo”, lo consiglio a tutti quei ragazzi che hanno voglia di sperimentarsi e che vogliono provare a entrare nelle dinamiche dell’associazionismo, una realtà in cui sono cresciuta fin da bambina e che secondo me dà una marcia in più a chi ha la fortuna di farne parte.
Il cammino all’interno del Servizio Civile è ricco e completo, fatto di moltissime occasioni dove si “impara facendo”, ma anche di confronto con i volontari degli altri progetti che vivono realtà diverse dalla tua e che possono darti diversi spunti di riflessione. Inoltre non mancano i momenti interamente dedicati alla formazione sia generale (sui principi che stanno dietro al Servizio Civile e alla sua storia), che specifica relativa proprio ai temi che toccano il progetto scelto. Quest’ultima è sicuramente quella che mi ha dato di più, abbiamo incontrato persone significative che hanno dato il proprio contributo alla società e continuano a farlo praticando una “Resistenza” costruttiva e propositiva, senza mai scadere nell’opposizione fine a se stessa ma scegliendo di rimanere all’interno del sistema, rispettandolo profondamente ma volendo cambiare ciò che non va dall’interno… proprio come Rita gli ha… e ora posso dire “ci ha”… insegnato!
Libri e storie nuove: l’esperienza di Letizia.
Una conseguenza di fare il Servizio civile in una biblioteca – nello specifico nella biblioteca del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino – è che dopo, quando sei fuori e fai altro, ogni volta che ti capita un libro per le mani vai subito a controllare il numero delle pagine, l’editore, la collana; cerchi di indovinare in quale genere rientra, se dovrebbe stare nella poesia italiana o nella miscellanea. Ti stupisci che non rechi timbri ed etichette, indovini a colpo d’occhio quanti centimetri misura il dorso.
Come volontaria in servizio civile nell’ambito del progetto “L’eredità della memoria” mi sono ritrovata a fare tante cose – progetti con le scuole, incontri di formazione su cittadinanza attiva e diritti; ma una parte consistente del lavoro consiste nella catalogazione online dei libri della biblioteca del Centro – sono quasi tutti libri regalati a Rita Borsellino nel corso degli anni, omaggi di persone che ha incontrato nei suoi viaggi su e giù per l’Italia, quando girava senza sosta per raccontare la storia di Paolo, per parlare di legalità e di una Sicilia diversa dagli stereotipi. Sono romanzi, raccolte di poesie di poeti amatoriali, bestseller, piccole pubblicazioni locali, storie di città italiane. Tantissimi libri per bambini, perché il sogno di Rita era vedere il Centro Studi pieno di piccoli, vederli esplorare i libri, innamorarsi delle storie. E poi libri sulla mafia, e sugli uomini e delle donne che del combatterla hanno fatto la propria ragione di vita.
Quando apro i libri per catalogarli dalle pagine sgusciano fuori biglietti, lettere, dediche per Rita. Qualcuno ricorda un momento condiviso, tutti esprimono rispetto, ammirazione, simpatia, augurano buona fortuna. Messi uno dietro l’altro tracciano un itinerario, il percorso di anni di impegno politico, civile e sociale.
Al Centro Studi c’è una parte in cui siamo noi – io e le altre volontarie del Servizio civile – e i libri. Libri da registrare, da inserire nei database, su cui apporre timbri, etichette, codici, secondo un sistema preciso che poi permetterà al futuro lettore di rintracciare il nostro volume tra le migliaia presenti sui cataloghi online e di venire a ritirarlo presso la nostra biblioteca. Un patrimonio librario e documentale che vogliamo mettere in circolo, rendere fruibile alla collettività. Anche per fare dello spazio fisico del centro – che è un bene confiscato alla mafia – un luogo di ritrovo e cultura restituito alla collettività, per dargli una nuova vita nella dimensione sociale.
E poi c’è una parte in cui la biblioteca e i libri li portiamo fuori dal centro, letteralmente. Con la bibliolapa.
La bibliolapa nasce, anche lei, da un’idea di Rita. Un lapino Piaggio adattato a biblioteca ambulante, dipinto di blu e pieno di scaffali. Un progetto del Centro studi che arriva a Palermo da lontano, precisamente dalla Val Camonica. Un itinerario lungo settimane – ricco di iniziative, dibattiti, letture – attraverso tutto lo stivale.
In alcune occasioni quest’anno abbiamo caricato la bibliolapa di libri per bambini e l’abbiamo portata in strada, perché l’apprendimento – pensiamo – non avviene soltanto a scuola, ma anche in contesti informali.
E poi c’è stato il giorno di “Nati per leggere”, il programma nazionale che promuove la lettura ad alta voce per i piccolissimi fin dalla nascita, di cui abbiamo ospitato un evento lo scorso aprile. Un evento che ha riempito per un giorno il Centro Studi di voci e risate di bambini. Insieme a mamme, papà e maestre ci siamo improvvisati lettori e interpreti, ci siamo trasformati per qualche ora nella strega Cornabicorna e nella bambina che voleva festeggiare due compleanni.
Il mio servizio civile è cominciato lo scorso gennaio. I mesi sono volati, abbiamo vissuto le mattine gelide d’inverno e le giornate estive in cui il Centro e il suo giardino sembravano un lago verde in mezzo a una Palermo di asfalto rovente. Ora che le giornate sono tornate fresche come l’anno scorso, come quei giorni in cui ho scelto di fare questa esperienza, si ricomincia a parlare di bandi per il servizio civile che verrà, di domande, di selezioni.
Cerco di immaginare i ragazzi che saranno qui dopo di noi, come saranno e se si appassioneranno più ai libri o magari al nostro archivio di giornali, che racconta la mafia in Italia dal 1992 in poi.
Il mio augurio per loro è di riuscire a raccontare quello che è il Centro Studi all’esterno e di portare adulti e bambini qui dentro, perché ci siano sempre più persone, insieme, a scrivere nuove storie.